Zanne nipponiche: il culto dei lupi in Giappone


Zanne nipponiche: il culto dei lupi in Giappone

Storia dei lupi in Giappone

Questo è il secondo di due post sulla storia dei canidi in Giappone.

Rispetto al cane, il lupo se la passava meglio, almeno fino alla fine del diciannovesimo secolo, quando si estinse in tutto l'arcipelago.

In giapponese, lupo si dice "ookami". Ci sono due teorie sull'origine di questo termine. Secondo la prima, il significato letterale sarebbe stato "grande morso", ma gli esperti tendono a non dare credito a questa versione. Nell'altra interpretazione significherebbe invece "grande divinità". E in effetti ci fu a lungo un culto del lupo come divinità in Giappone.

Questo animale era considerato "benevolo" in diverse regioni, in quanto teneva cinghiali e cervi alla larga dal raccolto dei contadini.

Il Giappone antico ha poco da raccontare nel settore dell'allevamento, essendo l'arcipelago un luogo prevalentemente montuoso, che offre pochi spazi per i pascoli. I giapponesi, più che proteggere polli e maiali, dovevano tenere sotto controllo la frutta e la verdura presa di mira dagli animali. Il lupo era un aiuto involontario in questo senso, e l'inizio del "culto del lupo" ha origine forse per queste ragioni. Successivamente la concezione "benevola" di questo animale si estese al punto che fu considerato anche uno spauracchio contro gli incendi e i furti. Questa divinità-lupo è chiamata Ookuchi-no-Makami, il "vero dio dalle grandi fauci".

I giapponesi, però, avevano degli animali addomesticati da proteggere da questo predatore. Secondo il "Tono Monogatari", scritto dallo scrittore e folklorista Yamagita Kunio, in una regione nel nord del Giappone le persone veneravano la divinità della montagna e dovevano fare delle offerte al fiume Koromo, chi non lo faceva si sarebbe svegliato il mattino dopo scoprendo che i suoi cavalli erano stati sbranati dai lupi.

La visione ambivalente che i giapponesi avevano verso il lupo è ben rappresentata dall'espressione "okuri-inu" o "okuri-ookami", il lupo accompagnatore.

In pratica coloro che entravano nel territorio di un lupo sarebbero stati seguiti, anche per giorni, e, qualora avessero mostrato segni di debolezza, magari cadendo in un fosso o dormendo troppo a lungo, il predatore li avrebbe attaccati e mangiati.

Se i viaggiatori si fossero mostrati vigili per tutte la durata "dell'accompagnamento", e se avessero ringraziato il lupo alla fine, questi li avrebbe lasciati andare. L'opzione di combattere l'animale con armi o con il fuoco non era contemplata, bisognava passare "rispettando" i termini del padrone di casa, e affidarsi alla sua "benevolenza". Si tratta naturalmente solo di folklore, ma è interessante scorgervi il timore reverenziale che i giapponesi provavano verso questo animale imprevedibile e silenzioso. Qui una spiegazione dettagliata di questa credenza.

https://en.m.wikipedia.org/wiki/Okuri-inu

I santuari giapponesi solitamente presentano le statue di leoni mitologici al loro ingresso, si tratta di figure leggendarie di origine cinese, che nell'arcipelago vengono definiti "komainu" e sono visti come una sorta di demoni guardiani. In alcuni santuari di montagna giapponesi c'è il lupo al posto del komainu, questo è il caso, ad esempio, del santuario di Mitsumine a Chichibu.

おおだて神社めぐり

三峯神社編

Tornando ai rapporti tra lupi e persone, i documenti storici riportano casi di incontri ravvicinati terminati tragicamente, dove i predatori sono stati tanto audaci da andare a prendere le persone nelle loro case.

Proprio a causa di questa pericolosità, fu permesso ai villaggi di tenere alcune armi da fuoco da usare per la difesa.

L'epoca Edo fu un periodo di lunga stabilità politica e prosperità, in cui lo shogun manteneva la pace con il pugno di ferro. In condizioni normali era vietato alle persone di portare in giro gli archibugi, ma per i luoghi in cui erano presenti animali pericolosi era fatta un'eccezione.

La storia dei lupi in Giappone finì all'inizio del Novecento, quando l'animale si estinse a causa delle malattie, ma anche di una campagna di sterminio senza quartiere promossa dalle autorità.

Non è forse un caso che proprio in quegli anni ci fu un boom nel settore dell'allevamento, anche di animali di grossa taglia. Il manzo di Kobe, ad esempio, cominciò a diffondersi in Giappone verso la fine del 1800. I giapponesi, forse, non volevano che un animale selvatico potesse rappresentare una minaccia per il loro primo vero tentativo di sviluppare un settore di allevamento.

Oggi, di tanto in tanto, qualcuno afferma di aver visto un lupo in Giappone, ma quando succede raramente viene preso sul serio. I lupi si trovano solo nei musei dell'arcipelago.