Testamento votivo di Donna Hojo


Testamento votivo di Donna Hojo

Oggi vi mostro un documento che apparirà in uno dei miei prossimi libri.

Si tratta di un ganmon (願文), un “testamento votivo”: preghiere scritte e consegnate a templi e santuari, con la speranza che gli dèi le ascoltassero. In questi testi, uomini e donne spiegavano non solo cosa chiedevano, ma anche perché: ed è proprio il contesto che offrono a renderli preziosi per gli storici.

Questo documento è particolare: è scritto quasi solo in kana, con pochissimi ideogrammi, segno che l’autrice era una donna.
Non conosciamo il suo nome: si firma semplicemente come “moglie di Takeda Katsuyori”, ma la storia la ricorda anche come "Donna Hōjō", dal clan in cui era nata.

Le terre Takeda vengono invase. Katsuyori è partito per combattere, ma i tradimenti dilagano e il clan vacilla. Lei scrive questa preghiera disperata al bodhisattva Hachiman, chiedendo protezione, giustizia e la punizione dei ribelli.

La vicenda personale di Donna Hōjō è tragica.
Nacque in un clan legato ai Takeda, ma le alleanze cambiarono e divenne una presenza superflua. Avrebbe dovuto tornare dalla sua famiglia, ma restò accanto al marito: scelta di amore o di potere? Non lo sappiamo. Quel che è certo è che non abbandonò mai Katsuyori, nemmeno quando il mondo gli crollò addosso.

Alla fine, i due furono scacciati, senza più castelli né generali. Rifugiati in un villaggio, vissero gli ultimi giorni nel disonore della fuga. Katsuyori avrebbe voluto che la moglie si salvasse, tornando dal fratello e ritirandosi in un tempio. Ma lei rifiutò: preferì morire come colonna del marito, restando accanto a lui.

Le cronache raccontano che Donna Hōjō morì tagliandosi la gola - o più probabilmente pugnalata dal marito - prima che Katsuyori commettesse harakiri.
Era un gesto consueto: i samurai sconfitti, senza vie di fuga, uccidevano i propri cari prima di togliersi la vita. Non era percepito come atto di crudeltà: in molti casi la moglie e i figli più grandi accettavano consapevolmente quel destino, come ultima forma di lealtà e dignità. Si sarebbero riuniti dopo la morte, ancora una volta come una famiglia.

Quella di Donna Hōjō è una voce femminile, disperata ma possente, che ci lascia il suo ultimo grido: il dramma umano dietro la grande Storia.