Samurai o non samurai: Il caso Yasuke


Samurai o non samurai: Il caso Yasuke

Il nuovo videogioco di Assassin's creed ha infiammato il dibattito su un personaggio della storia giapponese. Yasuke fu un africano portato in Giappone dai missionari europei e presentato all'allora signore di Kyoto, Oda Nobunaga. Questo daimyo (signore feudale), sarebbe rimasto affascinato dal suo aspetto esotico e dalla sua costituzione imponente, e lo avrebbe preso al suo servizio... ma come samurai, o ad altro scopo?

E qui veniamo al nodo della questione: Yasuke fu davvero un nobile guerriero giapponese come tanti altri vassalli di Nobunaga? Oppure il suo ruolo fu ben più modesto?

Bisogna partire dalle basi: che cos'è un samurai?

Volendo tentare di trovare una risposta dalla struttura del carattere 侍 (che si legge "samurai", per l'appunto), il famoso guerriero giapponese sarebbe qualcuno che si tiene a lato di qualcun altro. La parte sinistra del carattere indica infatti un uomo che sta in disparte. Quella a destra può indicare un tempio (e per estensione un monaco), oppure un ufficio governativo (e quindi un burocrate). L'uomo che sta "a lato" di queste due figure importanti è la guardia incaricata di proteggerle. 

Tuttavia, una spiegazione simile è assolutamente insufficiente. La storia ci insegna che i samurai non erano dei bodyguard qualunque: erano dei guerrieri di rango nobile.

Cosa ci permette di identificare un samurai e distinguerlo, che so, da un mercenario in erba?

La risposta più immediata potrebbe essere: la katana. La famosa arma a filo singolo era lo strumento di combattimento proprio dei guerrieri nobili e riconosciuti dalla loro società. Molte di queste armi erano antiche, tramandate di generazione in generazione nel clan. Altre erano rinomate in quanto costruite da fabbri eccezionali. Una katana era più che una lancia o un bastone. Era il simbolo del samurai.

Ma i samurai non hanno sempre vissuto di simboli. Fu a partire dall'epoca moderna, e in particolare nell'epoca Edo (XVII- prima metà XIX secolo), che la katana divenne così strettamente associata ai combattenti nipponici. La legge stabiliva che solo i guerrieri riconosciuti potevano tenerne una. Contadini e persone di diversa estrazione sociale che fossero stati trovati in possesso di una katana, sarebbero stati puniti severamente.

In precedenza, però, le cose non stavano così. Durante l'epoca Sengoku (seconda metà XV-XVI secolo), in cui visse Yasuke, chiunque poteva diventare possessore di una katana. Sarebbe bastato andare a razziare un campo di battaglia e prenderla dal cadavere di un guerriero caduto. Non esisteva legge che vietava o puniva gesti simili, così come non esisteva legge che impediva a contadini o altri individui di girare armati. 

Il possesso di una katana non stabiliva in modo inequivocabile che il suo possessore fosse un samurai, quindi.

Abbiamo visto che non è il lavoro svolto o lo strumento bellico posseduto a definire un samurai. Ora è arrivato il momento di parlare dei veri elementi distintivi.

In epoca Sengoku, si era "samurai", se si possedevano titoli nobiliari o terreni. In altre parole, per essere dei samurai bisognava ricevere una forma di riconoscimento importante dalla società alta (o perlomeno dalla propria comunità locale) e avere una fonte di ricchezza. Idealmente bisognava avere entrambi, in pratica non sempre questo era possibile.

I titoli nobiliari erano tradizionalmente conferiti dall'imperatore, su intercessione dello shogun. Le due figure più importanti del Sol Levante attribuivano le cariche di comune accordo, aumentando il rango del guerriero considerato meritevole. Queste cariche venivano date di solito dietro pagamento, oppure se il ricevente aveva reso un servigio molto importante. Come detto, i samurai non erano dei buttafuori prezzolati: erano combattenti che compivano imprese significative (non solo militari) e, in generale, uomini piuttosto ricchi. 

In epoca Sengoku, però, molti si impoverirono. Chi non aveva il privilegio di servire direttamente sovrano o shogun, era tagliato fuori dalla nomina ai titoli, perchè non aveva i soldi per pagarli. La soluzione fu auto-assegnarsi i titoli, in barba alla volontà dei potenti della capitale Kyoto. I samurai continuavano quindi ad avere quel rango formale che li rendeva superiori alle persone comuni, ma ora in modo fraudolento. 

Tuttavia, anche se si bypassavano lo shogun e l'imperatore, serviva comunque qualcuno che riconoscesse la validità della carica "trafugata". Quel qualcuno era il daimyo, o il signorotto di provincia che stava al vertice della comunità. Se al potente locale stava bene che il suo servitore si era intestato un titolo nobiliare (e lo riconosceva mettendoci la faccia), allora il samurai aveva ricevuto la legittimazione necessaria. Tutti erano felici e contenti... meno i potenti di Kyoto, ovviamente.

E qui veniamo a uno dei due problemi di Yasuke. L'uomo al servizio di Nobunaga non aveva alcun titolo nobiliare, o almeno non emerge da alcun documento dell'epoca che ne avesse uno. "Yasuke" è un semplice nome privato, che sarebbe potuto appartenere a un contadino qualunque. Non era nato con quel nome, ovviamente, ma lo prese perchè probabilmente il suo nome originale era troppo complicato da pronunciare per i giapponesi.

Si tratta però di un appellativo privo di meriti, che tradisce la poca importanza che l'uomo rivestiva al servizio di Nobunaga. Non solo: Yasuke non ha un cognome, e quindi non sembra aver intrecciato il proprio sangue con personaggi importanti della sua epoca. Non era anomalo che personaggi di status modesto salissero al rango di samurai, ma era impossibile farlo senza entrare prima nel clan di qualcun altro e prenderne il cognome.

Il secondo elemento che rende un samurai tale è il possesso di un terreno. Nel mondo rurale dove operavano i guerrieri nipponici, la ricchezza era misurata sulla base del riso. Per coltivare riso serve la terra. Un uomo senza terreno non ha i mezzi per sfamare non solo sè stesso e famiglia, ma anche i propri servitori, che si aspettano di ricevere qualcosa da lui per il lavoro svolto.

Non esiste alcun documento antico dove si specifichi che Yasuke possedesse un terreno. Al massimo abbiamo una fonte posteriore (quindi di basso valore), che riporta che Yasuke ricevette una casa, un wakizashi (ossia una lama corta) e uno stipendio in riso da Nobunaga. Non si parla però di titoli o terreni.

Yasuke non fu trattato diversamente dagli altri servitori giapponesi perchè era straniero. Possiamo citare un precedente come prova.

Tanto tempo prima, era esistito un individuo misterioso proveniente da un terra fuori dall'Estremo oriente. Costui era giunto in Giappone e aveva prestato servizio a uno shogun. Aveva anche avuto un figlio chiamato Mosul, un nome islamico. Padre e ragazzo erano poi caduti in disgrazia per ragioni non chiare. Mosul riuscì a farsi perdonare, riprese il suo posto al servizio dello shogun Ashikaga Yoshimochi, sposò una giapponese facoltosa e ottenne anche un terreno. Tutto ciò avvenne tra la seconda metà del 1300 e la prima metà del 1400: circa duecento anni prima della nascita di Yasuke. Mosul non fu un samurai, perché il suo servizio fu di natura strettamente diplomatica e commerciale. Un samurai vero si occupa di guerra, se non a tempo pieno, almeno per la maggior parte della settimana. Tuttavia, Mosul fu uno straniero che venne ricompensato con terra: il premio di più alto valore che si poteva sperare di ottenere da un potente. Non bisognava essere nati in Giappone per ottenerlo, quindi.

Alcune generazioni dopo Yasuke ce ne fu un altro di straniero che fece carriera servendo uno shogun. La sua storia, molto romanzata, ha ispirato un libro e, più recentemente, una serie tv targata Disney. Si chiamava William Adams e fu un inglese che aiutò lo shogun Tokugawa Ieyasu a modernizzare il suo esercito. Per questo ricevette una terra tanto estesa da renderlo uno "hatamoto", vassallo di prim'ordine per gli standard dell'epoca.

Mosul visse novant'anni ed ebbe quindi molto tempo per costruirsi una carriera, William Adams  aveva qualcosa che il signore del Giappone desiderava: armi distruttive e l'esperienza per usarle. Nulla di anomalo nei loro casi. Viste le premesse, è normale che abbiano avuto successo.

Yasuke, invece, fu al servizio di Oda Nobunaga per meno di due anni: un tempo insufficiente per apprendere la lingua giapponese, figurarsi fare altro. Dai documenti dell'epoca emerge che la sua figura fisica impressionò molto i giapponesi. Sappiamo che Nobunaga lo portò in guerra con sé quando lanciò la campagna di annientamento dei Takeda, nella primavera del 1582. Tuttavia, quella spedizione militare fu portata avanti dal figlio Nobutada, e, quando il daimyo e il suo attendente africano giunsero a destinazione, le battaglie erano già finite. Restava solo da premiare i guerrieri vincitori. Le probabilità che l'africano abbia combattuto sono molto basse.

Sappiamo poi come Yasuke concluse il suo periodo di servizio. Quando Nobunaga fu assassinato da un suo sottoposto traditore, l'uomo fuggì da Nobutada. Combatté i nemici, salvo poi venire catturato e riconsegnato ai missionari che lo avevano portato in Giappone. La sua storia finisce qui.

Circolano racconti secondo cui avrebbe assistito Nobunaga nei suoi ultimi momenti, tagliandogli la testa mentre il daimyo commetteva seppuku. Si dice anche che ricavò una "maschera della morte" dal capo mozzato e portato poi il cimelio lontano dal tempio in fiamme dove si era svolto l'agguato del traditore. Sono tutte leggende, nonostante la maschera della morte di Nobunaga esista, conservata dai discendenti di un clan di servitori dell'ex padrone di Yasuke. Solo che non sono mai stati svolti studi archeologici su questo manufatto, e non possiamo stabilire se sia autentico o meno. Non tutti gli oggetti custoditi nei templi o nelle dimore di gente con antenati importanti, sono davvero i cimeli che vengono presentati. Prima di stabilire la verità, bisogna esaminarli.

Così, la conclusione finale è che Yasuke è esistito realmente. Impressionò i giapponesi per il suo aspetto fisico (ma non per altro), combatté forse in almeno un'occasione (l'agguato in cui morì Nobunaga) e ricevette probabilmente dei riconoscimenti (una casa, un'arma e uno stipendio). Ma non fu un samurai, alla luce del fatto che non esiste prova alcuna che avesse titoli nobiliari o terreni, i due elementi che rendevano un guerriero di epoca Sengoku un samurai vero e proprio.