L'ossessione mongola per il Giappone


Per quale motivo i mongoli invasero il Giappone?

Ancora oggi non esiste una vera risposta a questa domanda. Le teorie sono tante e le prove a sostegno di esse scarse, ma prima di discutere i "perchè" bisogna parlare dei "come".

I mongoli che invasero il Giappone erano in realtà alla testa di una dinastia cinese, e avevano sotto il proprio tallone la potenza navale coreana, prima, e anche cinese dopo.

Sebbene avessero sottomesso buona parte del mondo conosciuto, i mongoli non brillarono mai per capacità nautiche, e dovettero sempre fare affidamento alla tecnologia ed esperienza dei popoli sottomessi per avere successi in quel campo della guerra.

Fu quindi grazie a coreani e cinesi che l'allestimento della flotta e i piani di invasione poterono essere messi in atto.

L'invasione, però, fu anche estremamente costosa in termini di vite umane e di risorse e, considerate le modeste dimensioni dell'arcipelago e la sua scarsità di materie prime, non sembrava destinata a ripagare particolarmente.

Ma perchè l'allora imperatore Kubilai Khan fu così testardo nei suoi propositi?

Una teoria, priva di prove documentate, vuole che il suo obiettivo fossero i giacimenti di zolfo di cui il Giappone abbondava, e che permettevano la produzione di ingenti quantità di polvere da sparo, materiale bellico che il Giappone non usava all'epoca, ma molto importante per i signori del continente.

Un'altra vede il sovrano mongolo come semplicemente iperaggressivo, e desideroso di sottomettere tutti i popoli a lui vicini e lontani.

Kubilai Khan non tentò di invadere solo il Giappone, ci provò anche con l'Indonesia e il Vietnam, e le sue armate penetrarono profondamente in Birmania.

La spiegazione più accreditata, però, è anche la più complessa, in quanto tiene conto degli equilibri politici dell'epoca.

Quando avvenne la prima invasione del Giappone, Kubilai Khan non aveva conquistato tutta la fascia costiera che corrisponde ai moderni territori cinesi, ma solo la metà settentrionale. A sud governavano i Song, dinastia cinese che in origine controllava quasi tutte le terre tradizionalmente appartenenti all'impero di mezzo.

I Song erano in ottimi rapporti con il Giappone, soprattutto commerciali, e a Kubilai questo non piaceva. Il timore dell'imperatore mongolo era che forse, un giorno, Song e giapponesi si sarebbero coalizzati contro di lui, e avvertì quindi la necessità di fare qualcosa prima che fosse troppo tardi.

Nella sua prima lettera rivolta al "Re del Giappone", afferma che non capisce per quale motivo le genti dell'arcipelago commercino con i Song, ma non con i mongoli. Nella stessa lettera minaccia anche di aggredire militarmente il Giappone, se questi non avesse instaurato rapporti con la dinastia sino-mongola, e ciò andava fatto offrendo tributo, in un rapporto disparitario a favore di Kubilai. Il Giappone, in breve, doveva sottomettersi ai mongoli.

I giapponesi non espressero rifiuto, ma silenzio, ignorando le numerose richieste ripetute nel corso degli anni, fino a quando Kubilai non decise di muovere guerra.

I Song immediatamente offrirono cooperazione ai giapponesi, esprimendo il desiderio di costituire un'alleanza militare anti-mongola, ma anche nei loro confronti i giapponesi tacquero. L'arcipelago scelse di affrontare il nemico da solo, determinato a non lasciarsi coinvolgere nei giochi politici del continente.

Dopo la prima invasione, i samurai che comandavano dovettero decidere come investire le loro risorse, se attuare a loro volta una controinvasione sbarcando in Corea, e quindi alleandosi con i ribelli coreani, oppure edificando un muro sulle coste dove i mongoli sarebbero sbarcati in vista della seconda invasione. Scelsero la seconda opzione.

Alla fine I timori di Kubilai si rivelarono infondati: i giapponesi non avevano alcuna intenzione di minacciare il suo dominio, volevano solo essere lasciati in pace.