Il massacro di Setagaya: un mistero della cronaca nera giapponese


Il massacro di Setagaya: un mistero della cronaca nera giapponese

Nella notte tra il 30 e il 31 Dicembre del 2000, il Giappone ha vissuto nel più profondo orrore la fine del primo anno del nuovo millennio.

Al mattino dell'ultimo giorno dell'anno, furono rinvenuti i corpi di quattro persone in una casa nell'area sud di Tokyo. Madre, padre e figli: tutti assassinati nel corso della notte. I bambini avevano otto e sei anni.

朝日新聞 Digital

世田谷一家殺人事件から20年 遺族「真実を知りたい」

La casa era stata messa a soqquadro e il luogo del delitto presenteva numerosi indizi che avrebbero fatto pensare a una rapida soluzione del caso, ma così non fu: a oggi il colpevole non è mai stato individuato.

Non si sa se l'individuo è entrato dalla porta, e se si fosse quindi trattato di un conoscente, oppure se si sia introdotto da una finestra del secondo piano, scenario che farebbe pensare a un uomo estraneo alla famiglia.

Nessuno si è accorto di nulla fino al mattino del giorno dopo, quando, avendo notato che il telefono era staccato, i genitori della coppia sono andati a bussare alla porta di casa, scoprendo il macabro delitto e allertando le autorità.

La polizia non potè avvalersi di alcun testimone. Gli indizi presenti nella casa tuttavia abbondavano.

La prima vittima sarebbe stata colta di sorpresa e strangolata, le altre tre invece furono uccise con un coltello a seguito di un confronto con l'intruso.

Ma la cosa che più rese perplessi gli inquirenti è quello che è avvenuto dopo.

Il ladro si è trattenuto nella casa per diverso tempo dopo gli omicidi, forse addirittura tutta la notte. Ha usato il computer per navigare su internet, ha preso té verde e gelati dal frigorifero mangiandoli in giro per la casa; il cibo consumato mangiando direttamente dalla scatola, senza cucchiaio. Gli investigatori hanno ottenuto inidizi sulla dentatura del criminale grazie ai morsi che sono stati dati alla confezione del prodotto. L'intruso ha poi usato il bagno, senza tirare lo sciacquone e lasciando lì le feci. Il suo dna era ovunque, in ogni stanza. Grazie a queste tracce biologiche si è potuto ipotizzare età, altezza, e caratteristiche generiche dell'assassino.

Alcuni indizi fanno pensare che l'individuo fosse un non-giapponese, o che perlomeno viaggiasse di frequente all'estero.

Sono state trovate delle scarpe con una taglia coreana, difficili da acquistare in Giappone, e una borsa a tracolla con dentro della sabbia simile a quella del deserto del Nevada.

Il coltello usato per uccidere le ultime due vittime aveva un buco nel manico, e all'interno un drappo. Secondo le ricerche svolte dagli inquirenti, una simile impugnatura viene adottata nel nord delle Filippine, e ha la scopo di evitare che il sangue che cola dalla lama possa far perdere la presa sull'arma. Infine, uno dei genitori dell'assassino, secondo una ricostruzione del dna, sarebbe stato un europeo dell'area mediterranea. Dati questi numerosi indizi internazionali, le autorità nipponiche hanno richiesto anche la collaborazione dell'Interpol, ma questo non ha aiutato nelle indagini.

I parenti delle vittime non hanno mai ottenuto giustizia per quanto avvenuto più di due decenni fa. Alcuni hanno proposto di demolire la casa, ma il governo non lo ha consentito, per non compromettere l'unica fonte degli indizi: le autorità non rinunciano a trovare il colpevole.

Il padre del signor Mikio Miyazawa, il padrone di casa assassinato, divenne presidente di un'associazione, e fece pressioni al governo per non abbandonare i casi di omicidio irrisolti. L'uomo ha continuato a chiedere giustizia fino al 2012, anno della sua morte. La moglie allo stesso modo non si è arresa, e ancora nel 2019 affermava di sperare, a ogni squillo, che quella sarebbe stata la tanto attesa chiamata degli inquirenti, per informarla dell'arresto del colpevole. Da anni tiene dei calendari dove mette una sbarra per ogni giorno in cui non ha ricevuto notifiche. Nel corso di un'intervista ha affermato che per lei è come se il fatto fosse avvenuto ieri, e che non ha mai cambiato stato d'animo in quei vent'anni. Si augura che il colpevole riceva presto la condanna a morte. Le sbarre tratteggiate sui calendari avevano superato le settemila caselle quando tenne questa intervista.

Secondo quanto riporta il mainichi shinbun, uno dei principali giornali giapponesi, questo omicidio avrebbe avuto dirette conseguenze nell'aumento delle telecamere installate in giro per Tokyo negli anni seguenti.