La nuova serie targata Disney a tema Giappone ha fatto scoprire a molti una parola nipponica prima poco conosciuta: shogun.
Chi era lo shogun?
La risposta appare semplice e immediata: era il "generalissimo", l'uomo che esercitava incontrastato il potere militare e politico nel Sol Levante, durante le epoche passate.
Ma era davvero un personaggio così potente?
Questo articolo non contiene alcun riferimento alla trama della serie targata Disney, potete procedere con la lettura in completa sicurezza.
Lo shogun ha avuto alti e bassi nella storia.
Come figura esisteva sin dall'antichità, ma nella sua forma embrionale deteneva solo il potere militare, mentre quello politico era retto dai potenti di Kyoto.
Gli shogun di allora combatterono contro un nemico: gli emishi.
Si trattava di un popolo di "barbari" che viveva nel nord del Giappone, una regione oggi chiamata "Tohoku". Nella foto in basso potete osservare il lento avanzamento dei giapponesi verso nord, partendo dalla prima linea rossa in basso, il confine del settimo secolo, per passare alla seconda linea sul fiume Komorogawa (ottavo secolo), e infine la linea rossa più in alto, che mostra il limite raggiunto nel nono secolo.
Non fatevi impressionare da questa cartina però: la conquista del nord non fu affatto una passeggiata.
Gli emishi diedero filo da torcere ai giapponesi, perchè combattevano meglio di loro, erano meglio armati e meglio organizzati. I popoli del nord combattevano da cavallo, usando archi, e anticiparono i nipponici di secoli nella costruzione dei castelli. Per contro, i giapponesi di allora facevano affidamento sulla fanteria pesante e abitavano in delle residenze scoperte. Definire gli emishi come "barbari" è davvero ingeneroso. Sicuramente se ne resero conto anche gli antichi nipponici, che vennero ripetutamente sconfitti nel corso delle fasi storiche più antiche. La situazione migliorò proprio grazie agli shogun, in epoca heian: a cavallo tra l'età antica e quella medievale.
A questo punto, i giapponesi rivoluzionarono il loro stile di combattimento, copiandolo dagli emishi. Alla fine, i nemici del nord furono completamente sconfitti. Una parte di loro decise di non abbandonare la terra natia, ma rimasero confinati nella porzione più a nord, quella in bianco che vedete nella cartina sopra. Altri decisero di emigrare nell'isola di Hokkaido, dove furono ospitati dal popolo locale degli ainu.
La carica di shogun era servita al suo scopo, ma ora che i giapponesi dominavano l'isola, non era più necessaria. L'imperatore non nominò quindi altri shogun per proseguire la conquista del nord.
Tuttavia, per Kyoto si venne a creare una nuova minaccia: le genti che si erano stabilite nelle regioni nord-orientali dell'arcipelago, e che erano stati in prima linea nelle guerre contro gli emishi.
Forti dell'esperienza militare acquisita, i giapponesi dell'area prosperarono e, nel tempo, sovrastarono le genti di Kyoto.
A seguito della guerra Genpei, il clan Minamoto si affermò come signore dell'arcipelago, e il suo capo Yoritomo venne nominato "shogun" dall'imperatore. Si trattava di una nomina formale, naturalmente. I giapponesi di allora non erano minacciati da nessuno, e la guerra era appena finita con l'annientamento dei rivali dei Minamoto. Ma Yoritomo voleva ricevere una legittimazione da parte del sovrano: voleva una carica che lo rendesse "leader" di tutte le famiglie giapponesi, non solo quelle della sua regione. Questo titolo di "shogun", faceva al caso suo.
Lo shogun fu quindi un titolo "concesso" al vincitore della guerra, e non da lui proclamato al mondo. L'imperatore continuava a stare al suo posto, per esercitare il potere religioso, mentre lo shogun rinacque in una forma più splendente, incorporando in sé il potere politico, oltre a quello militare. Tutti i successivi shogun dovevano però essere approvati dall'imperatore per essere legittimi. Il sovrano, quindi, restava al vertice della società, anche se solo nella forma.
Tuttavia, Minamoto Yoritomo fu un uomo molto sfortunato: morì poco tempo dopo la sua nomina a shogun, e la sua famiglia si estinse dopo due sole generazioni. La carica di shogun continuò a esistere, ma i personaggi che la detenevano avevano un legame di parentela molto labile con Yoritomo. Inoltre, erano figure politicamente insignificanti. Ben più importanti erano i reggenti Hojo, che avevano strappato il potere agli shogun senza neanche chiedere il permesso al sovrano. Gli Hojo furono a tutti gli effetti degli usurpatori, e burattinai di una carica tenuta in piedi dal cadavere di un clan morto prematuramente, il cui spettro fu però idolatrato da tutti i samurai della storia.
Lascio decidere a voi se questo sia stato un inizio glorioso per gli shogun...
Le cose cominciarono a migliorare con la successiva epoca Muromachi. L'imperatore era riuscito a distruggere gli Hojo, ma un altro samurai ambizioso si fece avanti per reclamare il titolo di shogun. Ashikaga Takauji fece la guerra al sovrano, lo sconfisse e ottenne il potere politico e militare necessario per governare il Paese. C'era solo un problema: se la carica di shogun era "concessa" dal sovrano, e questo gli era ostile, come avrebbe fatto Takauji per essere legittimato?
La soluzione fu trovata creando un altro imperatore, della stessa famiglia del primo, e chiedendo a lui di essere investito del titolo di comandante militare. Ora lo shogun era saldamente in sella al potere, ma non controllava un Paese unito. Ci vollero diverse generazioni per risanare le fratture, far sciogliere la corte dell'imperarore ribelle ed essere riconosciuto come guida effettiva dai samurai di tutto l'arcipelago. Fu il nipote di Takauji, Yoshimitsu, a conseguire l'obiettivo.
Yoshimitsu fu a tutti gli effetti il primo, vero shogun del Giappone. Nel senso che amministrò l'arcipelago durante tutto il suo arco vitale, non governò all'ombra di nessun reggente, e lasciò un'impronta duratura sulla storia del Sol levante in ambito diplomatico, politico, economico, militare e artistico. Il lascito che ci si aspetterebbe da un leader, ma che nessuno dei suoi predecessori era riuscito a produrre per due secoli. Yoshimitsu fu il primo vero "re" del Giappone. Il termine "re" non è inappropriato nel suo caso, perchè il governante giapponese fu definito in questo modo dall'imperatore cinese Yong Le, a cui Yoshimitsu si sottomise offrendo tributo.
Ma lo shogun non era un re "audace" come quelli che abbiamo avuto noi in Europa. Non immaginatevi un Riccardo cuor di Leone che si lancia contro cariche di musulmani nelle crociate, o Federico Barbarossa che si reca in zone pericolose dell'Italia settentrionale per effettuare spedizioni militari. In verità, allo shogun era contestato persino il diritto di presentarsi sul campo di battaglia. Quando si combatteva per sedare le ribellioni, a portare lo stendardo dello shogun erano altri personaggi: signori feudali provenienti da clan nell'area di Kyoto. A loro era affidato il cosiddetto "vessillo d'avorio", termine che indicava il simbolo araldico di potere nei Paesi della sinosfera. Lo shogun doveva restare a casa e attendere notizie.
Per alcune generazioni le cose continuarono ad andare bene, ma poi le numerose contraddizioni di un Paese sempre peggio amministrato emersero in tutta la loro violenza.
La guerra Onin che devastò Kyoto segna il trauma che condusse lo shogun a un coma lungo un secolo, fino a quando un uomo chiamato Oda Nobunaga non decise di porre fine allo strazio, calando il sipario sull'esistenza di una famiglia che non era più in grado di tornare sul palcoscenico della storia. Nobunaga scacciò lo shogun Yoshiaki da Kyoto, e la dinastia degli Ashikaga si estinse successivamente.
Il nuovo signore del Giappone, però, non divenne nuovo shogun. Non ne ebbe il tempo, o forse non era nelle sue intenzioni: non sappiamo bene cosa passasse nella mente di un uomo complesso come Oda Nobunaga. Ciò che sappiamo è che nè lui, nè il suo successore Toyotomi Hideyoshi ricoprirono la carica di shogun.
A prendere finalmente lo scettro del potere e a creare la terza e ultima dinastia di shogun fu un altro grande signore feudale: Tokugawa Ieyasu.
La sua investitura fu molto diversa da quella di Minamoto Yoritomo e Ashikaga Takauji. Ieyasu fu definito "tenkabito", ossia, "uomo sotto il cielo", nel senso che comandava tutte le terre che erano importanti per la sua gente: le isole "sacre" dell'arcipelago giapponese. Nè i Minamoto scomparsi prematuramente, nè gli Ashikaga contestati prima da un imperatore ribelle e poi dai signori feudali poterono mai fregiarsi di questo appellativo altisonante. Questo è il motivo per cui Ieyasu viene spesso erroneamente definito "il primo shogun". In realtà fu il primo "tenkabito", usiamo gli appellativi corretti, anche per rispetto verso la figura enorme di Ashikaga Yoshimitsu, che non fu di certo un governante da poco...
"Tenkabito", è quindi un titolo aggiuntivo, generosamente concesso dai contemporanei di Ieyasu e anche dai posteri, impressionati dall'eredità monumentale che egli lasciò al suo Paese: due secoli di pace assoluta, un qualcosa che non aveva precedenti, e che per noi europei (svizzeri a parte) è alieno anche oggi. Per oltre duecento anni, i giapponesi non fecero guerre contro altri Paesi o contro loro stessi; non sperimentarono rivoluzioni o rivolte aventi come obiettivo il rovesciamento dell'ordine costituito; non effettuarono in maniera collettiva missioni coloniali di alcuna sorta... Le armi erano diventate semplici strumenti da impiegare per tenersi in allenamento, in vista di una guerra che non sarebbe mai arrivata: il paradosso dei paradossi.
Quando il nemico venne effettivamente a bussare alla sua porta, però, l'erede del "tenkabito" si rivelò in tutta la sua inadeguatezza. Le Potenze europee che costrinsero il Giappone a tornare sulla scena internazionale, si imposero sullo shogun, ridicolizzandolo dinanzi al suo popolo. L'ultimo a ricoprire la carica, Yoshinobu, fece del suo meglio per rendere il suo Paese una Nazione moderna, ma i suoi rivali furono più rapidi ed efficienti. La guerra Boshin mise una croce sull'istituzione dello shogun, e riportò le lancette dell'orologio all'inizio della storia, quando a detenere il potere politico era l'imperatore.
明治神宮
明治天皇の御治世